Pubblicato il Maggio 20, 2024

Contrariamente a quanto si pensa, viaggiare in modo sostenibile non significa rinunciare, ma trasformare il senso di colpa in un’intelligenza strategica che arricchisce il viaggio e rigenera i territori.

  • Scegli soluzioni sistemiche come i Carburanti Sostenibili per l’Aviazione (SAF) al posto di programmi di compensazione poco trasparenti.
  • Combatti il sovraffollamento turistico (overtourism) preferendo destinazioni alternative e viaggiando fuori stagione per un’esperienza più autentica.
  • Sostieni l’economia locale privilegiando modelli di ospitalità come l’albergo diffuso, che distribuiscono la ricchezza sul territorio.

Raccomandazione: Inizia a pianificare il tuo prossimo viaggio non solo in base alla destinazione, ma valutando l’impatto positivo che ogni tua scelta può generare.

La passione per l’esplorazione e il senso di colpa per l’impronta di carbonio lasciata da ogni volo. È un dilemma che attanaglia sempre più viaggiatori consapevoli. L’industria del turismo, per anni, ha offerto soluzioni apparentemente semplici: “compensa le tue emissioni piantando un albero” o, più drasticamente, “viaggia di meno”. Ma se queste risposte fossero parte del problema anziché della soluzione? Se l’approccio basato sulla rinuncia e sulla colpa fosse un vicolo cieco che ci impedisce di vedere le vere leve del cambiamento?

La verità è che un nuovo paradigma è possibile. Un modo di viaggiare che non ci chiede di smettere di esplorare, ma di farlo con un’intelligenza diversa. Questo approccio non si limita a “ridurre i danni”, ma mira a un impatto rigenerativo, dove ogni scelta diventa un’opportunità per sostenere le economie locali, proteggere il patrimonio culturale e ambientale e contribuire attivamente a soluzioni sistemiche come la decarbonizzazione dei trasporti. Non si tratta più solo di scegliere un hotel “eco-friendly”, ma di comprendere il modello economico che lo sostiene. Non è solo questione di alleggerire la valigia, ma di ripensare ciò che mettiamo dentro per eliminare i rifiuti alla radice.

Questo articolo è una guida per trasformare il senso di colpa in azione consapevole. Esploreremo perché i programmi di riforestazione spesso non bastano e quali sono le vere alternative, come i Carburanti Sostenibili per l’Aviazione (SAF). Scopriremo come vivere l’Italia più autentica evitando le folle e sostenendo i borghi. Impareremo a riconoscere il greenwashing e a scegliere strutture che arricchiscono davvero il territorio. È il momento di passare da viaggiatori passivi a esploratori strategici, armati delle conoscenze per fare scelte che contino davvero.

Per chi preferisce un approccio visivo, il video seguente offre un’immersione suggestiva in un esempio di patrimonio naturale italiano tutelato, il Parco della Valle del Treja, mostrando la bellezza che un turismo consapevole aiuta a preservare.

Per affrontare questo percorso in modo strutturato, abbiamo organizzato i concetti chiave in sezioni specifiche. Questa guida vi accompagnerà passo dopo passo, dal quadro generale delle emissioni aeree fino alle scelte pratiche per ogni singolo viaggio, fornendovi strumenti concreti per diventare protagonisti di un turismo più giusto e rigenerativo.

Sommario: Guida pratica per un viaggiatore a impatto positivo

Perché i programmi di riforestazione delle compagnie aeree sono spesso inefficaci?

L’idea di compensare le emissioni di un volo piantando alberi è seducente nella sua semplicità. Clicchi un’opzione, paghi qualche euro in più e la tua coscienza è pulita. Purtroppo, la realtà è molto più complessa. Molti di questi programmi mancano di trasparenza e garanzie: gli alberi vengono piantati ma non è detto che sopravvivano, spesso si tratta di monocolture poco benefiche per la biodiversità e, soprattutto, l’assorbimento della CO2 richiede decenni, mentre le emissioni del tuo volo sono immediate. È una soluzione che affronta il sintomo, non la causa.

La vera frontiera per la decarbonizzazione attiva del settore aereo sono i Carburanti Sostenibili per l’Aviazione (SAF). Prodotti da materie prime rinnovabili come oli da cucina usati, scarti agricoli o biomasse, i SAF possono ridurre le emissioni di gas serra fino all’80% rispetto al cherosene tradizionale. Il problema? La loro produzione è ancora estremamente limitata e costosa. A livello globale, si stima che la produzione di SAF nel 2024 copra solo lo 0,3% del consumo mondiale di carburante per aerei. Tuttavia, iniziative concrete stanno nascendo proprio in Italia. Un esempio è la partnership tra ITA Airways ed ENI, che dal 2022 ha introdotto l’uso di SAF su tratte come Roma-Venezia, e con l’avvio della bioraffineria di Gela punta a soddisfare il fabbisogno nazionale del 2025. Scegliere compagnie che investono realmente in queste tecnologie è una scelta sistemica molto più potente della semplice compensazione.

Checklist per valutare un programma di compensazione

  1. Verifica del metodo: Il programma garantisce una reale rimozione di CO2 (es. riforestazione verificata) o si limita a finanziare progetti di “emissioni evitate”? Privilegia la rimozione.
  2. Trasparenza e tracciabilità: Il progetto è certificato da enti terzi riconosciuti (es. Gold Standard, Verra)? I risultati sono pubblici e verificabili?
  3. Contesto locale: Scegli progetti legati al territorio italiano, come la protezione della Posidonia nel Mediterraneo o la riforestazione di aree appenniniche, che hanno un impatto diretto sulla biodiversità locale.
  4. Natura del progetto: Il progetto protegge boschi pubblici esistenti e di valore naturalistico o si limita a piantare monocolture intensive in aree non idonee?
  5. Addizionalità: Il progetto esisterebbe anche senza il tuo contributo? Un buon programma di compensazione finanzia azioni che altrimenti non verrebbero realizzate.

Come preparare un beauty case solido per passare i controlli ed evitare rifiuti?

La restrizione dei liquidi a 100 ml nel bagaglio a mano non è solo una seccatura ai controlli di sicurezza, ma anche un’enorme fonte di spreco di plastica. Ogni anno, milioni di flaconcini da viaggio vengono acquistati e gettati dopo pochi utilizzi. La soluzione, tanto semplice quanto rivoluzionaria, è passare a un beauty case completamente solido. Shampoo, balsamo, bagnoschiuma, dentifricio, deodorante: oggi esiste una versione solida per quasi ogni prodotto per l’igiene personale. Questi prodotti non solo eliminano il problema dei liquidi in aeroporto, ma durano molto più a lungo delle loro controparti liquide e sono quasi sempre confezionati in imballaggi di carta riciclabile o addirittura venduti sfusi.

Preparare un kit da viaggio sostenibile in Italia è particolarmente facile, grazie a una crescente offerta di produttori artigianali e marchi nazionali attenti all’ambiente. Un beauty case a impatto zero potrebbe includere:

  • Shampoo e balsamo solidi: Marchi italiani come N.A.E. o produttori locali offrono alternative per ogni tipo di capello.
  • Sapone solido artigianale: Perfetto per corpo e viso, spesso arricchito con oli e ingredienti locali.
  • Dentifricio in pastiglie: Una soluzione geniale che elimina il tubo di plastica.
  • Deodorante in stick o crema: Efficace e privo di imballaggi superflui.

Questo approccio non solo alleggerisce la valigia e semplifica i controlli, ma trasforma una routine quotidiana in un piccolo ma significativo atto di responsabilità ambientale.

Set di cosmetici solidi naturali disposti su una superficie di legno, simbolo di un viaggio senza plastica.

Oltre ai cosmetici, l’intelligenza del viaggiatore si vede anche in altri dettagli. Portare con sé una borraccia riutilizzabile è un gesto fondamentale in Italia, un paese ricco di fontanelle pubbliche con acqua potabile eccellente. Aggiungere al bagaglio dei sacchetti in tessuto per la spesa e piccoli contenitori riutilizzabili per snack o avanzi aiuta a ridurre drasticamente i rifiuti durante il viaggio, allineando le proprie abitudini a una filosofia di consumo più consapevole.

Venezia o Comacchio: quale destinazione scegliere per un’esperienza autentica e non affollata?

Il sovraffollamento turistico, o overtourism, non solo peggiora l’esperienza del visitatore, ma mette a dura prova le infrastrutture, l’ambiente e il tessuto sociale delle destinazioni più celebri. Venezia, le Cinque Terre, la Costiera Amalfitana: luoghi meravigliosi che rischiano di trasformarsi in parchi a tema. La scelta più intelligente e sostenibile non è smettere di visitare l’Italia, ma esplorare le sue “destinazioni-specchio”: luoghi altrettanto affascinanti ma meno conosciuti, che offrono un’esperienza più autentica e distribuiscono i flussi turistici in modo più equilibrato.

Scegliere un’alternativa non significa accontentarsi. Spesso, significa scoprire gemme nascoste, godere di un’atmosfera più rilassata, pagare prezzi più onesti e avere la certezza che la propria spesa vada a sostenere un’economia locale che ne ha davvero bisogno. L’Italia è piena di queste alternative, come dimostra questa analisi comparativa.

Alternative sostenibili alle mete più affollate d’Italia
Destinazione popolare Alternativa sostenibile Vantaggi dell’alternativa
Venezia Comacchio Meno affollamento, prezzi dimezzati, sostegno al Parco del Delta del Po
Costiera Amalfitana Costa del Cilento Spiagge incontaminate, borghi autentici, Parco Nazionale
Lago di Como Lago d’Iseo Atmosfera più tranquilla, prezzi accessibili, Monte Isola car-free
Cinque Terre Riviera dei Fiori Sentieri meno battuti, borghi medievali, produzione locale di olio

Questa scelta strategica si sposa perfettamente con un’altra decisione chiave: privilegiare il treno all’aereo per gli spostamenti nazionali. Non solo l’impatto ambientale è drasticamente inferiore, ma spesso si risparmia anche tempo. Un’analisi di Omio ha dimostrato che per la tratta Roma-Napoli, il treno fa risparmiare 28,8 kg di CO2 a passeggero e arriva 87 minuti prima rispetto alla combinazione di aereo e trasferimenti da/per gli aeroporti. Scegliere Comacchio al posto di Venezia e raggiungerla in treno è un perfetto esempio di come l’intelligenza del viaggiatore possa creare un doppio beneficio: un’esperienza migliore per sé e un impatto minore per il pianeta.

L’errore di prenotare resort all-inclusive che non lasciano ricchezza al territorio

La formula “tutto compreso” è comoda, ma spesso rappresenta un modello di economia estrattiva. I grandi resort internazionali, specialmente quelli appartenenti a grandi catene, tendono a concentrare i profitti, importare cibo e personale non locale e creare delle “bolle” dorate che isolano i turisti dalla cultura e dall’economia del luogo che li ospita. Gran parte della spesa turistica non “gocciola” sulla comunità locale, ma viene risucchiata altrove, lasciando al territorio solo l’onere della gestione dei rifiuti e del consumo di risorse.

L’Italia, per fortuna, ha sviluppato un modello di ospitalità radicalmente opposto e intrinsecamente sostenibile: l’albergo diffuso. Questo approccio non costruisce nuovi edifici, ma recupera e mette in rete case e stanze disabitate all’interno di un borgo storico. La reception è in una vecchia bottega, la sala colazioni in un’antica cantina e le camere sono sparse per i vicoli del paese. I benefici sono enormi: si rivitalizzano centri storici a rischio di spopolamento, si crea un’economia circolare che coinvolge ristoranti, artigiani e produttori locali (l’economia di comunità), e si offre al viaggiatore un’esperienza immersiva e autentica. Dormire in un albergo diffuso significa diventare “cittadino temporaneo” di un borgo, contribuendo direttamente alla sua sopravvivenza.

Riconoscere le strutture veramente sostenibili da quelle che fanno solo “greenwashing” è cruciale. Attenzione ai segnali d’allarme, come certificazioni ambientali vaghe o autoprodotte, un’enfasi eccessiva sul riutilizzo degli asciugamani come unica iniziativa “green”, o una totale mancanza di trasparenza sui fornitori e sul personale locale. Una struttura davvero sostenibile è orgogliosa di mostrare i suoi legami con il territorio, promuove attivamente i prodotti a km 0 e investe nella formazione della comunità locale.

Quando visitare le Cinque Terre per trovare i sentieri vuoti e i prezzi dimezzati?

La scelta del “quando” viaggiare è tanto importante quanto quella del “dove”. Visitare una destinazione popolarissima come le Cinque Terre in pieno agosto significa code sui sentieri, spiagge affollate e prezzi alle stelle. La stessa identica destinazione, visitata a settembre o ottobre, si trasforma: la luce diventa più morbida, i sentieri si svuotano, i prezzi si dimezzano e si può partecipare a esperienze uniche come la vendemmia dell’uva Sciacchetrà. Viaggiare fuori stagione è forse il singolo strumento più potente a disposizione del viaggiatore per combattere l’overtourism e migliorare la qualità della propria esperienza.

Ogni regione italiana ha il suo momento d’oro, spesso al di fuori dei tradizionali mesi estivi. Pensare a un calendario di viaggio alternativo permette di scoprire il paese in una veste nuova e sostenere un’occupazione turistica più stabile durante tutto l’anno. Questo è un punto cruciale: il turismo stagionale crea lavoro precario, mentre un flusso di visitatori più distribuito aiuta a mantenere vive le comunità locali. Non è un caso che in Italia il 19,5% della forza lavoro nel turismo sia già impiegato in ruoli “green-driven”, una tendenza che un turismo destagionalizzato non può che rafforzare.

Sentiero costiero delle Cinque Terre in autunno, vuoto e illuminato dalla luce dorata del tramonto.

Ecco un’idea di “calendario del viaggiatore saggio” per l’Italia:

  • Marzo-Aprile: Esplorare la Maremma toscana durante la fioritura, soggiornando in agriturismi a conduzione familiare.
  • Maggio: Scoprire l’Umbria, il “cuore verde d’Italia”, approfittando dei festival locali e delle temperature perfette per il trekking.
  • Settembre-Ottobre: Vivere la vendemmia nelle Langhe piemontesi o, appunto, percorrere i sentieri delle Cinque Terre finalmente liberi.
  • Novembre: Andare a caccia di tartufo bianco in Piemonte o visitare le città d’arte del Sud Italia, come Lecce o Napoli, con un clima mite e senza folla.

Questa pianificazione strategica non è una rinuncia, ma un guadagno netto in termini di autenticità, tranquillità e valore.

Il rischio di svalutazione degli asset “marroni” che minaccia i vostri rendimenti futuri

Il termine “asset marroni” può suonare tecnico, ma il concetto è semplice: si riferisce a infrastrutture e tecnologie legate ai combustibili fossili, il cui valore è destinato a diminuire con l’avanzare della transizione ecologica. Per il settore aereo, l’asset marrone per eccellenza è la dipendenza totale dal cherosene tradizionale. Man mano che le normative ambientali diventeranno più stringenti e la consapevolezza dei consumatori crescerà, le compagnie aeree che non avranno investito in alternative si troveranno di fronte a costi crescenti e a una potenziale perdita di competitività.

La sfida principale, come abbiamo visto, è il costo. Secondo le stime IATA, nel 2025 il costo del SAF sarà ancora 4,2 volte superiore a quello del cherosene convenzionale. Questo divario di prezzo è il più grande ostacolo alla sua adozione su larga scala e spiega perché il cambiamento è così lento. Senza un intervento politico ed economico, nessuna compagnia aerea può sostenere da sola questo extra costo e rimanere competitiva.

È qui che entrano in gioco meccanismi come l’Emissions Trading System (ETS) dell’Unione Europea. Per incentivare l’uso dei SAF, l’UE ha creato un sistema che premia le compagnie aeree che li utilizzano. In pratica, per ogni tonnellata di SAF impiegata, un operatore aereo riceve delle “quote di emissione” gratuite, che può utilizzare per coprire le proprie emissioni o vendere sul mercato. Per il 2024, sono stati stanziati circa 100 milioni di euro in quote gratuite per 53 operatori. Questo meccanismo aiuta a compensare, almeno in parte, il differenziale di prezzo e a rendere l’investimento nei SAF economicamente più sostenibile. Per il viaggiatore consapevole, questo significa che scegliere compagnie che partecipano attivamente a questi programmi è un modo per supportare chi sta guidando la transizione, accelerando la svalutazione degli “asset marroni”.

Prendere l’auto sotto casa o prenotarla al parcheggio fisso: cosa conviene per la spesa grossa?

L’impatto ambientale di un viaggio non si limita al solo volo. Anche il cosiddetto “ultimo miglio”, ovvero il tragitto da casa all’aeroporto, gioca un ruolo significativo, sia in termini di emissioni che di costi. La scelta più comune per chi viaggia con molti bagagli, l’auto privata, è spesso la peggiore sotto entrambi i punti di vista. Secondo i dati, il trasporto su strada è responsabile del 64% delle emissioni totali del settore trasporti in Italia, e il costo dei parcheggi a lunga sosta negli aeroporti può facilmente superare i 15-25 euro al giorno.

Le alternative esistono e sono sempre più competitive. La scelta dipende da un mix di fattori come il costo, la praticità e la disponibilità. Valutare le opzioni in anticipo è un altro tassello dell’intelligenza del viaggiatore. Un’analisi comparativa delle principali opzioni per raggiungere gli aeroporti italiani può aiutare a fare la scelta giusta.

Come mostra l’analisi di diverse opzioni di trasporto, il trasporto pubblico, dove disponibile e ben collegato, rappresenta quasi sempre la scelta migliore in termini di impatto ambientale e costo. Per chi necessita di maggiore flessibilità, il car sharing offre un buon compromesso, ma è fondamentale verificarne la disponibilità e le aree di copertura presso l’aeroporto di destinazione.

Confronto delle opzioni per l’ultimo miglio verso gli aeroporti italiani
Mezzo Impatto CO2 Costo medio Praticità
Auto privata Alto (64% emissioni trasporti) Parcheggio 15-25€/giorno Flessibile ma costoso
Car sharing Medio 20-40€ andata Disponibilità variabile
Trasporto pubblico Basso 5-15€ Orari fissi, economico
Taxi/NCC Medio-Alto 40-80€ Comodo ma costoso

La pianificazione di un itinerario “car-free” in Italia è sempre più fattibile, specialmente in regioni con un’ottima rete ferroviaria come Veneto, Emilia-Romagna e Toscana. Scegliere alloggi vicini alle stazioni, utilizzare app di trasporto integrato per pianificare i collegamenti e considerare il noleggio di bici (anche elettriche) per gli spostamenti locali sono tutte strategie che, messe insieme, possono eliminare completamente la necessità di un’auto, riducendo costi, stress ed emissioni.

La pianificazione dell’intero percorso, e non solo del volo, è un aspetto chiave. Per farlo al meglio, è utile conoscere le diverse opzioni per raggiungere l’aeroporto in modo sostenibile.

Punti chiave da ricordare

  • La vera sostenibilità non è compensare passivamente, ma scegliere attivamente soluzioni sistemiche come i carburanti SAF e le compagnie che vi investono.
  • Combattere l’overtourism scegliendo destinazioni “specchio” e viaggiando fuori stagione migliora l’esperienza e supporta un’economia turistica più stabile.
  • Privilegiare modelli di ospitalità come l’albergo diffuso permette di sostenere direttamente le economie locali e di vivere un’esperienza più autentica e rigenerativa.

Come vivere l’esperienza di un borgo medievale dormendo nelle case storiche recuperate?

Abbiamo visto come ogni scelta, dal carburante al beauty case, contribuisca a definire un nuovo modo di viaggiare. Ma forse, nessun concetto incarna la filosofia del turismo rigenerativo meglio del modello dell’albergo diffuso, un’innovazione tutta italiana che sta facendo scuola nel mondo. È la sintesi perfetta di sostenibilità ambientale, sociale ed economica: si recupera il patrimonio edilizio esistente senza consumare nuovo suolo, si combatte lo spopolamento dei borghi e si crea un circolo virtuoso che valorizza l’intera comunità locale.

Il turismo sostenibile rappresenta un pilastro del sistema Paese e oggi ci sono le condizioni per elaborare un modello innovativo al fine di tutelare il patrimonio italiano.

– Università Tor Vergata, Rapporto sul turismo sostenibile 2024

L’esempio più emblematico e di successo di questo modello è Sextantio a Santo Stefano di Sessanio, un borgo medievale in Abruzzo che era quasi completamente abbandonato. Il progetto ha recuperato le antiche abitazioni con un rigoroso restauro filologico, utilizzando materiali e tecniche costruttive della tradizione locale. Ha dato lavoro ad artigiani del posto per ricreare arredi e tessuti, ha aperto un ristorante che utilizza solo prodotti dei contadini della zona e ha trasformato un borgo fantasma in una destinazione di turismo culturale di altissimo livello. Soggiornare a Sextantio non è una semplice vacanza: è un’immersione nella storia e un contributo tangibile alla rinascita di un territorio.

Questo modello dimostra che è possibile creare esperienze di viaggio uniche e indimenticabili che non solo rispettano l’ambiente, ma lo curano e lo valorizzano. È la prova finale che il viaggio può e deve essere una forza positiva. Scegliere di dormire in un borgo recuperato, mangiare in una locanda a km 0 e acquistare da un artigiano locale significa chiudere il cerchio: il denaro speso dal viaggiatore diventa lo strumento per preservare la bellezza e l’autenticità che egli stesso è venuto a cercare.

Trasformare il proprio modo di viaggiare è un percorso. Il primo passo è dotarsi degli strumenti e delle conoscenze per fare scelte consapevoli. Inizia a pianificare la tua prossima avventura non come un consumatore, ma come un custode temporaneo dei luoghi che visiti.

Scritto da Elisa Sartori, Giornalista freelance esperta in Lifestyle Sostenibile, Smart Mobility e Consumer Trends. Da oltre 8 anni analizzo l'evoluzione dei consumi urbani, dalla moda etica alla mobilità condivisa, con un occhio critico verso il greenwashing.